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27/07/2022
Motore dell’economia e sostegno dell’imprenditorialità: il credito visto da Federica Bandini

Federica Bandini, Docente di Economia Aziendale dell’Università di Bologna, è una nuova componente del Consiglio di Amministrazione della BCC ravennate, forlivese e imolese. 
Faentina, è stata ricercatrice e docente anche dell’Università Bocconi di Milano, ha diretto un Master sull’imprenditorialità sociale, la cooperazione e il non profit in SDA Bocconi e una Laurea magistrale in economia sociale all’Università di Bologna sede di Forlì.
A poche settimane dal suo ingresso in C.d.A. le chiediamo di raccontarci il suo percorso e quali sono gli obiettivi che si è data per questo mandato.

In che modo la sua carriera accademica si può collegare al suo ingresso nel C.d.A. della Banca?
“Sono, e sono sempre stata, docente e ricercatrice sui temi dell’economia e dell’imprenditorialità sociale, oltre che della cooperazione. Mi sono laureata con una tesi sul mondo del non profit e dell’economia sociale nel 1992, anni
in cui questi temi non erano certo conosciuti come oggi. Durante la mia carriera mi sono occupata di aziende pubbliche o private che avessero come mission l’interesse collettivo e il bene comune e credo che questo incarico sia coerente con il mio percorso professionale. Ciò che auspico è di poter offrire un contributo fattivo per sviluppare tematiche che mi sono sempre state a cuore anche all’interno di questa istituzione. Ho accettato con entusiasmo questo incarico perché LA BCC è una Banca di Credito Cooperativo, avrei dovuto riflettere maggiormente se si fosse trattato del C.d.A. di un altro istituto”.

Come mai?
“Perché per mission il Credito Cooperativo ha a cuore il territorio, la comunità, l’interesse di utenti, cittadini e dipendenti e garantisce la mutualità, princìpi che ho sempre sostenuto e cercato di sviluppare. Ho esperienza nel mondo delle organizzazioni non governative, della cooperazione internazionale, dell’imprenditorialità sociale, delle aziende pubbliche, e quella che ho davanti è certamente una nuova sfida per me”.

Quale crede che sia, in questa fase storica, il ruolo di una banca come LA BCC?
“È sempre più necessario che il sistema privato risponda a interessi di natura pubblica o collettiva e si parla, inoltre, sempre di più di partenariato pubblico-privato. Questo significa due cose: che il privato deve stare sempre più attento al cosiddetto shared value (valore condiviso con la comunità) e che il pubblico deve sviluppare sempre più le partnership pubblico-privato, pubblico-privato sociale, ma anche privato for profit-privato non profit.
Ovviamente una banca come LA BCC in questo contesto gioca un ruolo fondamentale”.

Può spiegarci perché?
“È prioritario che una banca sia vicina e attenta al territorio perché il credito è il motore dell’economia, una realtà che finanzia e che sostiene l’impresa. Una banca ricca in una comunità povera, infatti, non serve a nulla. Il fatto che un territorio come il nostro possa beneficiare di un istituto così attento allo sviluppo della comunità e dell’imprenditorialità (sia essa sociale, forprofit, cittadinanza attiva ecc. non importa) è un grande stimolo alla crescita. Perché la verità è che senza imprese non andiamo da nessuna parte ed è altrettanto vero che le imprese, senza la fiducia e il sostegno del mondo del credito e della finanza, non possono andare avanti”.

Qual è il suo obiettivo per questo mandato?
“Fare in modo che LA BCC sia sempre più consapevole di questo ruolo e dare il mio contributo da esterna, da economista del sociale.
L’imprenditorialità è alla base dello sviluppo economico e sociale di un territorio e LA BCC deve continuare ad essere al servizio di questo e, se possibile, lavorare per fare sempre meglio. Quando un’impresa chiude è un fallimento per tutti perché trascina con sé anche tutte le realtà ad essa collegate, compresi lavoratori e rispettive famiglie. LA BCC è già consapevole di questo ruolo e dovrà continuare a innovarsi per adeguare le proprie risposte
ai tempi che cambiano e, a sua volta, dovrà sostenere l’innovazione delle imprese che abitano o che abiteranno questo territorio. Perché, come sosteneva Schumpeter, l’imprenditore è innovatore: di prodotto, di processo, di servizio come risposta a un bisogno, non importa, sempre di innovazione si tratta. E il credito deve avere questa consapevolezza per poterlo supportare nel modo giusto”.

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